Quella Citta è il tempio de Venere, ed il soggiorno delle delizie. Tuttavia mi dispiaceva, que le natiche leggiadre sossero là encora più festeggiate delle più belle potte; quello che provai il terno giorno del mio arrivo in quel paese. Una Cortigiana illustre si offerisce a farmi guadagnare mila scudi, s’io voleva passar la sera con esso lei in una vigna. Accettai l’invito; salimmo in una carozza, e giungemmo in un luogo da lei ben conosciuto, nel quale due cavaliere colle braghenesse rosse si fecero incontro à noi, e ci condussero in un boschetto spesso e solto, dove cavatosi subito le vesti, vedemmo i più furiosi cazzi che risaltero mai. Ogn’uno chiavò la sua. Il trastullo poi si prese à quadrille, dopo per farsi guattare in bocca, poscia nelle tette; alla perfine, uno de chiavatori impadronissi del mio rivale, mentro l’altro mi lavorava. L’istesso fu fatto alla conduttrice mia; e ciò tutto dolcemente condito di bacci alla fiorentina. E quando i campioni nostri ebbero posto fine alla battaglia, facemmo la fricardella per risvegliar il gusto a quei benedetti Signori, i quali ci pagarono con generosita. In più volte simili guadagnai con loro sessanta mila scudi; e due altre volte tanto, con colloro che mi proccurava la Cortigiana.

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